Art
L’Arte è l’espressione dello spirito. Io la coltivo con la pittura, la scrittura, il computer graphic, la fotografia. Mi piacerebbe usare la creta. E’ la rappresentazione dlel’illusione, questo processo cos’ importante e usato continuamente per creare futuro.
Il futuro è creato dagli artisti.

Dipingere
Pennelli, colori a olio e tele, e.. vai con la fantasia. Poi arrivò la spatola, grazie ad un pittore che mi diede delle dritte su come usarla. Particolarmente difficile anche perché i soggetti usati erano tutti immaginari, compresi i cavalli.
Computer grafica
Il computer da alla fantasia e all’estro artistico una miriade di strumenti per ottenere immagini fantastiche, impossibili con mezzi tradizionali.
Fotografare
La fotografia mi ha da sempre incantato nella sua attitudine a cogliere l’attimo, inquadrarlo e rivederlo in futuro. E’ una macchina del tempo, e diventa uno strumento artistico se le immagini sono belle.
Scrivere
Usare l’immaginazione per creare o descrivere mondi e personaggi, raccontare storie vissute e inventate creando situazioni che attraggono interesse. La magia delle parole che trasmettono il proprio pensiero agli altri, quelle scritte possono essere riascoltate tante volte
Già disponibile su Amazon il romanzo di fantascienza Il naufragio di Shan – Saga della Confederazione di Amel:
Il Colonello Yann Denve, Capitano della Nave Tempra, un piccolo ma potente incrociatore intergalattico, insieme al suo equipaggio, è chiamato a scoprire cosa sia successo a Shan d’Or, amica e parte del suo staff, che pare sia naufragata in un pianeta severamente interdetto alla navigazione perché dichiarato terra di nessuno, stando a confine dei territori tra due grandi Federazioni spesso in guerra tra loro.
“Che succede, Yann?”
Lui rispose senza tentennamenti. Vera Josser era una sua assistente, ufficiale medico, e spesso faceva da suo Comandante in seconda:
“La Range 88 è esplosa nel pianeta Asper.”
“La Range 88? La nave di Shan? O no… no, no, e lei?”
“Dispersa. Dal filmato sembra essere finita male.”
“No…” dibatté in disaccordo e addolorata Vera Josser, “Shan no…, lei no!”


Capitolo 1. L’incidente
La Cerimonia giunse al suo culmine quando le due sacerdotesse presero le mani del bimbo e quelle del Testimone; le giunsero simbolicamente nel Rito Di Benvenuto recitando in coro la frase finale:
<<Tu sei il benvenuto Zary, terzo figlio di Loon. Possa tu, Testimone, piacerti delle imprese che il tuo Nuovo Protetto saprà donare per il diletto di noi tutti…>>
Il gruppetto presente nel Tempio assisteva commosso alla conclusione del Rito, al termine si poterono sentire i sospiri liberatori per l’avvenuto evento.
Quando le sacerdotesse fecero l’inchino finale di commiato, nessun presente riuscì a trattenere un applauso liberatorio e di ringraziamento, rispondendo al contempo con un cenno della testa.
Yann Denve aveva assistito estasiato a tutta la Cerimonia standosene in disparte nelle ultime file dei banchi di pietra rosa perlata, che erano poi tutto l’arredo del Tempio, oltre al Banco Cerimoniale sul quale era aperto il Libro Dei Sacri, lo Scettro della Saggezza e gli Anelli della Fede.
Seguì rapito l’armeggiare delle sacerdotesse che riordinavano e riassettavano le omelie, preparandosi così a lasciare il Tempio. Le vesti e il trucco cerimoniale suscitavano sempre quella sensazione sacrale, comune e tanto cara a tutti gli abitanti dei Pianeti Confederati. La Religione di Amel, nonostante impegnasse un tempo irrisorio per i suoi riti e pratiche, aveva un forte agente coesivo sociale e spesso fungeva da correttore quando la giustizia tradizionale non giungeva al suo compimento. La Religione di Amel è Il Movente per tutti gli abitanti, la spinta e la direzione per le attività di tutto il popolo. Mette In Pace le cose e mostra La Strada.
<Sei rimasto un po’ in disparte>. Yann Denve si scosse dall’estasi del momento e diede attenzione all’interlocutore.
<Sì Zar, mi piaceva godermi il momento. Sono proprio felice per il bimbo. Sarà un ottimo membro del nostro gruppo, come suo padre> rispose con un sorriso di complicità.
<Mi stai adulando, Yann? O mi vuoi prendere in giro?> rispose Zar Loon sorridendo a sua volta. <In effetti mi sa che sarà un gran personaggio questo figlio, i suoi primi due anni promettono bene.>
<Si, > rispose Yann, <alcuni incendi in casa dovuti a chissà quale “esperimento”, 2 auto demolite per improvvisi avviamenti dei motori…. eccetera. Ma l’altro giorno ha risolto l’Equazione di SAR in 20 minuti, superando l’esame di matematica radiale, presentandosi e facendoci sapere che sarà un gran ingegnere programmatore di motori navali SAR.>
<Ohi ohi….> rispose Zar Loon grattandosi la testa ma sorridendo amabilmente alla battuta sul genio del figlio.
I due erano compagni d’avventure d’ogni genere. Pluri decorati ed encomiati da quasi ogni autorità civile e militare del Pianeta Centrale Amaren, facevano parte dell’elite della 4° Divisione Armata Reale, come quasi tutti i membri del gruppo presente, d’altronde. Alcuni erano assenti per ragioni di servizio, qualcuno non si era riusciti neppure a raggiungerlo usando le reti di connessione deviate, capaci di leggere la traccia del passaggio di un qualsiasi componente che radiasse onde elettromagnetiche a distanza di giorni.
“Va beh, si vedranno il video.” Pensò Yann Denve. Istintivamente si voltò a guardare verso l’ingresso del tempio, ma notò solamente due commilitoni in uniforme che ondeggiavano sui talloni un po’ annoiati, ma che si ricomposero prontamente appena notarono lo sguardo di Yann Denve su di loro. Erano fuori posto. Non era necessario alcun picchetto in una cerimonia religiosa. E quello non era un picchetto, a guardar bene, anche se controvoglia, i nastrini sulle divise dichiaravano che erano due ufficiali delle comunicazioni.
Zar Loon si era allontanato per chiacchierare con altri del gruppo e per congratularsi col figlio per l’iniziazione al corpo d’élite, e Yann Denve non poté chiedergli se i due ufficiali erano opera sua. Praticamente erano due rompiscatole, pensò. Ne ebbe la conferma quando uno dei due alzò un dito per richiamare così la sua attenzione e fargli capire che il messaggio che avevano era per lui.
Yann Denve desiderava non dargliela vinta a quei due, ignorandoli completamente fino a che tutto il gruppo non avesse lasciato il tempio e non avesse trovato l’accordo su che strada fare fino al ristorante per il banchetto festivo, quindi li avrebbe congedati con qualche frase di circostanza e… ma uno degli ufficiali tolse dalla tasca una foglina gialla con un angolo rosso. No! Era proprio un angolo rosso quello. Era un dispaccio importante di grado rosso. Yann Denve fissò l’ufficiale come a scusarsi e l’altro lo ricambiò con uno sguardo comprensivo, sembrava sapesse che la festa era finita.
Con pochi passi Yann Denve raggiunse l’ufficiale e accettò la consegna del dispaccio, rispose al saluto e osservò i due raggiungere la loro auto. In una civiltà tecnologicamente avanzata come quella di Amel, solo alcuni tipi di comunicazione seguivano un protocollo simile: consegna manuale di un foglio di carta. Ogni abitante in qualsiasi parte di ognuno dei 21 pianeti Confederati di Amel avrebbe potuto comunicare con lui immediatamente e trasmettergli ogni tipo di file, tranne che un messaggio di quel tipo e con quel contenuto. Yann Denve si incamminò verso la piazzetta antistante il tempio per cercare un po’ di privacy, strappò il sigillo di chiusura e dal plico estrasse un foglio. Ne lesse d’un botto il messaggio:
“SONDA DI SOCCORSO NAVE ESPLORATIVA RANGE 88: AVVENUTO NAUFRAGIO SU PIANETA ASPER VIA PIANETA HV-110 SETTORE MM-2. NAVE DISTRUTTA. EQUIPAGGIO DISPERSO”.
Il messaggio, si leggeva nel foglio, era stato trasmesso da una delle sonde di soccorso della nave e raccolto da un incrociatore di sorveglianza di confine del settore MM-2. L’incrociatore non aveva avuto l’autorizzazione dal Comando di verificare l’incidente né di recuperare la sonda e ne aveva quindi attivato l’auto distruzione, motivo: il settore MM-2 era off-limits per la Confederazione.
Al messaggio era allegato un filmato di qualche decina di secondi che poteva essere visionato usando il codice riportato sulla foglina. Era stato registrato dalla sonda subito dopo il suo lancio. Yann Denve tirò fuori dal taschino della camicia il terminale personale, lo connesse al computer del Centro Comunicazioni della base e digitò il codice del messaggio. Aspettò qualche secondo che le procedure di autenticazione andassero a buon fine e finalmente vide scorrere i primi fotogrammi sul monitor tattile del terminale. Lo visionò tutto, ma non soddisfatto, connesse il terminale alle sue lenti a contatto biochimiche e, riavviando il filmato, le immagini si esplosero in tutto il suo campo visivo. Sembrò di essere catapultato nella scena col punto di vista della sonda.
Si vide sparato fuori dalla Range 88 la quale era in fiamme e in caduta libera sul pianeta. Gli ultimi secondi mostrarono un’esplosione che prese il posto della nave. Yann Denve si fermò a guardare l’ultimo fotogramma ancora per qualche secondo prima di disconnettere il terminale e tornare a guardare la realtà, ora più amara.
Il messaggio scritto finiva con l’annotazione che l’incidente doveva essere accaduto in modo così improvviso che la sonda non aveva avuto neppure il tempo di copiare i dati dal giornale di bordo e dal giornale di manutenzione. Dalla copia del piano di volo rintracciato nel registro di navigazione risultava che l’equipaggio della nave Range 88 era composto solo da una persona: Shan d’Or Tenente Pilota della Corpo Esploratori in forza alla 4° Divisione Armata Reale. “E membro del Corpo d’Elite a pieno titolo, e mia amica fraterna.”, pensò tristemente Yann Denve, “che cosa ti è successo, Shan…”.
Yann sentì una mano posarsi sulla spalla e stringerla un po’. Era Vera Josser e stava chiedendo:
<che succede, Yann?>
Yann rispose senza tentennamenti. Vera Josser era una sua assistente e spesso faceva da suo Comandante in Seconda:
<La Range 88 è esplosa nel pianeta Asper>
<La Range 88? La nave di Shan? O no… e lei?>
<Dispersa. Dal filmato sembra essere finita male.>
<No…> dibatté in disaccordo e addolorata Vera Josser <Shan no…lei no>
I due fecero alcuni passi insieme allontanandosi dal Tempio, e soprattutto dal gruppo di amici.
Erano due combattenti e gli ultimi incarichi li avevano messi a dura prova tanto che erano in congedo temporaneo con tutto il gruppo.
Vera Josser studiò il viso di Yann Denve e lo trovò decisamente più pallido, ma riconobbe un’espressione che conosceva bene. L’amico e collega stava metabolizzando il grave fatto e programmando al contempo la contromossa per il nemico destino.
Vera Josser ebbe la conferma dell’atteggiamento battagliero di Yann dal suo tono quando gli raccomandò:
<Aspetta la fine del pranzo per dirlo agli altri. Poi raggiungimi insieme a Ross al Centro. Se ti chiedono cosa è successo, digli che lo sapranno più tardi a fine festa. E che io sono stato convocato alla base dal Comando per “qualche stupidaggine”.>
<Ok,> rispose semplicemente Vera Josser staccandosi da lui. Lo osservò raggiungere la sua auto e fare rotta verso la city dei settori militari usando i comandi manuali per fare prima a raggiungere la sua destinazione.
Vera Josser raccolse il suo coraggio e si incamminò verso il gruppo di amici festaioli e chiassosi distanti un centinaio di metri, ignari e beati.
L’ aspettava una festa in cui dare alimento tra sé e sé ad una esile speranza per una delle amiche più care e più stimate, e attivare alcune ore di faccia tosta per salvare un momento di felicità al suo gruppo di amici e di lavoro. Un pensiero predominava su tutti: Shan D’Or non doveva trovarsi per alcun motivo nel settore proibito MM-2. Che diavolo gli era venuto in mente? Lei era una che toglieva gli altri dal brodo caldo, non una che ci finiva dentro!
Capitolo 2. Un’ esile speranza
Yann Denve pilotava nervoso l’auto lungo le aerovie superiori. Si ostinava ad usare i comandi manuali nonostante si accorgesse di essere sovra pensiero e in uno stato d’animo non adatto a guidare in quel modo. Palazzi, grattacieli e quartieri residenziali sfrecciavano sotto di lui a gran velocità e il terminale di bordo avvisò che mancavano appena 10 minuti alla destinazione, lontana più di 150 km.
Ogni tanto un guardiano robot del traffico tentava un messaggio di arresto e lui lo bloccava ribadendo con la tessera di agente dell’esercito inserita nel lettore di riconoscimento dell’auto: non vedeva l’ora di arrivare nell’ufficio ed esaminare ulteriormente il filmato del naufragio col suo computer. Ma al quinto messaggio di superamento limite di velocità lasciò i comandi al pilota automatico e sprofondò ancor più dentro la poltrona di guida.
L’effetto dell’impatto della notizia stava lasciando posto alla tensione di trovare una soluzione alla brutta storia. Bisognava agire velocemente e, come altre volte, l’addestramento militare e l’esperienza facevano da catalizzatore alla logica analitica.
Così comodo e con a disposizione un po’ di tempo Yann Denve iniziò ad esaminare la situazione. Shan L’Or non doveva essere nel settore MM-2, questo è certo ed è il latte versato: inutile piangerci sopra. Ma la domanda cruciale è: Shan è ancora viva?
“SHAN, SEI VIVA?” pensò dolorosamente Yann Denve. Il filmato diceva di no, ma la logica poteva dare a Shan una possibilità. La certezza se Shan ce l’avesse fatta o meno poteva essere raggiunta arrivando sul punto del naufragio entro cinque giorni, prima che la traccia elettromagnetica di un eventuale modulo di salvataggio sparisse cancellandosi dentro alle correnti cosmiche. Ok, quasi impossibile farlo dato che eravamo distanti qualcosa come 12 sistemi solari.
Poi c’è il problemino di entrare in una zona interdetta da un Trattato Galattico.
Qui la logica non aiuta, anzi avverte che la Sorveglianza di Confine avrebbe sparato su chiunque avesse tentato un qualsiasi approccio non autorizzato. “Mi pare già di sentirlo parlare al comandante dell’incrociatore di confine – Mi spiace per la sua collega ma la zona è interdetta a qualsiasi velivolo spaziale. Ha 2 minuti per allontanarsi dal confine e mettersi a distanza di sicurezza – ultimo avviso.” pensò Yann. “Se anche si arrivasse nel punto del naufragio, bisognerebbe allora trovare dove è naufragata, e sperando che sia sopravvissuta all’impatto con il suolo, tirarla fuori da quel pianeta infernale e riportarla a casa.” La testa sembrava una lavatrice centrifuga che separava le contro indicazioni con la speranza.
Il display del pilota indicava, tra le altre cose, un tempo di arrivo di 2 minuti. Bastò un istante a Yann Denve per prendere una decisione: avrebbe tentato un salvataggio impossibile. Uno dei motivi era che il suo intuito diceva di tentare nonostante tutto. La storia che Shan non si sarebbe dovuta trovare li non quadrava per niente. Non era da lei fare cazzate come quelle senza una buonissima ragione. Era una professionista e non era incline per niente a mettersi nei guai.
La seconda ragione era più egoistica: non se la sarebbe mai perdonata se non ci avesse provato. Era una legge del Codice d’Onore. Mai lasciare un compagno nei guai. E se Shan era nei guai allora era viva. Almeno quello era ciò che il cuore diceva. La mente dissociava. E allora uno dei due bisognava pure mandarlo al diavolo, no?
La navetta superò vari cancelli d’ingresso della base con i loro check in. Fort Hadrow era una delle basi militari più maestose del pianeta, visibile pure dallo spazio, provvedeva anche alla sicurezza della Città del Consiglio, ed era divisa in scomparti a secondo della loro funzionalità. Superato l’ultimo check point di ingresso alla sezione riservata al Dipartimento Funzioni Speciali, Yann mollò la navetta che andò a parcheggiarsi pronta per un altro utilizzatore, per addentrarsi nella hall della Sezione. Nonostante la tensione, rispondeva cordialmente ai saluti di colleghi e amici che lo salutavano, ma era evidente l’impazienza nei suoi occhi mentre l’elevatore lo portava al suo piano. Entrò veloce nella camera d’ingresso di verifica, i laser fecero lo scanner di ogni sua cellula e gli consentirono di entrare finalmente nel suo ufficio. Era una misura di sicurezza ormai obsoleta ma impediva l’accesso a semplici intrusi tipo personale di manutenzione o pulizia.
La parete display si illuminò soffusamente, e Yann provò un senso di malinconia a rivedere il resoconto dell’ultima missione ultimata qualche settimana fa a cui Shan aveva fornito la soluzione che avrebbe poi portato al compimento della stessa con successo.
“Shan… ti prego di essere viva” pensò mentre trasferiva il video del naufragio dal terminale portatile al computer principale così da poterlo visualizzare nella parete display. Questa si ravvivò e iniziò a mostrare la scena. Yann applicò il filtro per la visualizzazione 3D così da ruotare la visuale da punti di vista diversi. Non cambiò molto da ciò che aveva visto tramite le lenti a contatto digitali. La scena era drammatica. Prima che la navicella esplodesse a pezzi molti dei quali andarono contro l’atmosfera del pianeta incendiandosi, veniva espulsa la sonda che aveva fornito la registrazione dell’evento. Niente modulo di salvataggio. Niente scafandri da spazio aperto con dentro Shan. Niente robot manutentori con Shan a cavallo… nessuna traccia di Shan, o Dio mio.
Il computer aveva ormai elaborato le immagini in ogni frequenza e determinato che l’esplosione era probabilmente dovuta ad una scarica di ioni provenienti da un’arma laser.
Quindi Shan era stata abbattuta. E non da fuoco amico proveniente
dall’incrociatore di sorveglianza che aveva recuperato la sonda, avrebbe potuto farlo in base alle rigide disposizioni emanate per il controllo della frontiera.
Al decimo squillo il telefono fece vibrare il polso di Yann ma questi lo ignorò nonostante il messaggio in arrivo fosse in priorità alta, anzi, assoluta. Era il Comandante della Base. Yann vide di sfuggita il nome dell’interlocutore che lo stava chiamando, ma stava combattendo con una strana sensazione che l’ennesima visualizzazione del video stava facendo crescere in lui: qualcosa non quadrava nella sequenza degli eventi del dramma.
Il Comandante Daniel Roow più che infastidito era incuriosito dalla mancata risposta di Yann alla sua chiamata. Era certo che aveva un buon motivo per non rispondere, accadeva molto di rado, avrebbe tentato più tardi a meno che Yann non lo richiamasse prima. Il tavolo luminoso che faceva da scrivania mostrava una finestra con il video dell’incidente di Shan bloccato all’immagine finale e un’altra con il rapporto del comandante dell’incrociatore di sorveglianza. Lo aveva già letto varie volte e sapeva che sarebbe stato impossibile sostituire Shan nel Corpo d’Elite con chiunque altro, non c’erano pari a lei per competenza e dedizione. Su un’altra finestra del tavolo display risaltava il suo Piano di Lavoro quotidiano. Era la lista delle cose da fare, più che altro era una lista di decisioni da prendere per quel giorno. La lista era sempre lunga nonostante fosse filtrata dal suo staff in seconda. Con un click sull’icona informativa, poteva visualizzare tutti i dati allegati alla voce selezionata, dati che potevano essere rapporti, foto, video o ologrammi 3D che sarebbero stati proiettati a mezz’aria sopra la scrivania. Nonostante fosse mattina inoltrata tutte le voci erano segnate come fatte, tranne quella relativa all’incidente di Shan. Cliccò svogliatamente sull’informativa dei dati personali e apparve la scheda di stato: Shan d’Or Tenente Pilota della Corpo Esploratori in forza alla 4° Divisione Armata Reale. Membro del Corpo d’Elite. Laurea e specializzazione avanzata in BioAnimologia, la scienza che studia l’interrelazione tra la natura e la sua Forza Vitale. Una delle poche che ci capiva qualcosa a riguardo. Il Consiglio chiedeva al Comandante una decisione su aprire un’inchiesta sull’incidente o possibilità di sostituire il tenente.
Nessuno poteva immaginare che Shan fosse così importante da essere nelle preoccupazioni del Consiglio della Confederazione. Era molto segreta la cosa. Pure a Shan stessa. Prima di prendere la decisione, doveva parlare con Yann. Si alzò stancamente dalla poltrona e si fermò a guardare dalla finestra del suo ufficio posto nella Torre di Sorveglianza, la quale sovrastava 500 metri sopra la Città di Moones City, capitale del Pianeta Amaren IV e della Confederazione dei Pianeti nella Costellazione EST di Amel.
Il Comandante Daniel Roow era prossimo alla sua integrazione nel Consiglio, finale di una carriera superlativa. Era stato un coraggioso eroe decorato al valore varie volte di cui una gli era stata assegnata per aver partecipato attivamente alla risoluzione della Sommossa dei Sinistri, un tentativo sanguinoso di rovesciare l’autorità del Consiglio. Acqua passata. Ora sapeva che la sua indesiderata promozione, (voleva restare al suo posto di comando non avendo ancora deciso sul nome del suo sostituto), sarebbe stata rimandata dai prossimi eventi. Eventi che sarebbero potuti sfociare in una crisi diplomatica se non addirittura ad una guerra. E questo lo sapeva solo lui e Shan. E quegli eventi sembrarono incalzare con l’ingresso burrascoso nella stanza del Colonnello Mat Wan Steal dei Servizi di Sicurezza Interna. Due guardie tentavano timidamente di bloccare l’avanzata del Colonnello ma si ritirarono sollevate ad un cenno di assenso del Comandante.
< Com’è potuto accadere, Comandante!> urlò Il Colonnello andando incontro minaccioso verso il Comandante. Avevano all’incirca la stessa età, e condiviso da ragazzi la scuola militare. Si conoscevano bene. Wan era il capo dei Servizi di Sicurezza Interna, il corpo speciale a difesa del Consiglio e delle loro famiglie, aveva anche incarichi di portavoce e consigliere, ma Roow era il Comandante in capo e suo superiore di grado. La sua ira e irruenza era giustificata dalla posizione nella catena di comando e dall’amicizia che li legava da quando erano giovanetti, poteva prendersi quella libertà ma si rivolgeva al suo superiore dandogli del lei.
Il Comandante Roow non gli rimproverò il suo ingresso non preannunciato e gli fece cenno di calmarsi avviando la sua scenetta che si era preparato. Aveva previsto che Wan si sarebbe precipitato da lui appena saputo dell’incidente. Sperava di recitare la sua parte in modo convincente. Wan aveva ottenuto quel delicato ruolo e grado meritatamente per la sua intelligenza, dedizione e competenza militare.
<Non urlare in questa stanza Wan, mi assordi.>
<Non inizi a fare le sue scenette Comandante, sono qui non per essere preso in giro ma voglio spiegazioni dettagliate. Ora! Ora!> ribadette Wan ancor più furioso. Quel coglione del suo amico si faceva vedere calmo e pacato, pensò Wan, ma la cosa era gravissima e gli stava nascondendo qualcosa. Il Consiglio lo aveva incaricato di interrogare il Comandante e fare rapporto. La cosa poteva finire in una Commissione d’Inchiesta.
<Come è stato possibile che una nostra nave sia finita oltre il confine autorizzato?> Urlo ancora Wan. Roow accennò la risposta ma Wan lo anticipò furente: <Una nostra nave ha superato il confine violando il Trattato di Asper, Comandante. UNA SUA NAVE!!> Wan mirò l’indice verso il Comandante <Lei potrebbe perdere il posto e ricevere una Corte Marziale!> La faccia indifferente di Roow lo fece continuare <Mi dica com’è potuto accadere!>
<Hai visto il video del naufragio, Wan?> disse Roow con un cenno di malinconia.
<Certamente> rispose perentorio.
<La nave è stata distrutta e Shan d’Or è dispersa, probabilmente deceduta>
<Questo l’ho “notato” anche io, e allora?> ribadette sprezzante.
<Non sappiamo ancora cosa abbia indotto Shan a violare il Trattato. Trascorreva un periodo di riposo di alcune settimane a smanettare alla nave esplorativa Range 88 nelle officine spaziali, per riprendersi, diceva lei , dall’ultima missione e dalla quale non ne era uscita bene. Ieri mi ha chiesto l’autorizzazione ad usare la nave per un test di volo e poi… beh, hai visto il video> Roow si chiedeva se era stato abbastanza convincente aspettando la reazione dell’amico.
<Ma cosa può essere successo…> disse in tono sommesso Wan. non sembrava soddisfatto ma almeno la spiegazione sembrò calmarlo.
<Appena possibile ti metterò al corrente, Wan. Te lo prometto> Il tono accennava una lieve supplica e il Colonnello sollevò lo sguardo posandolo su di lui.
<Non ha molto tempo Comandante Roow. Il Consiglio vorrà la sua testa entro pochi giorni, al massimo una settimana.> Il tono di Wan era amichevole ma fermo. <Niente proroghe. Sempre che i Crones non avanzino pretese di sanzioni per la violazione del Trattato con loro. Potrebbero usare l’incidente come pretesto per una guerra, è nella loro natura…>
<Non succederà> ribadì il Comandante sereno.
Dopo il saluto militare fatto col viso preoccupato, Wan lasciò solo il Comandante, il quale si avviò verso sua la poltrona e ci si lasciò sprofondare con un sospiro.
Eravamo riusciti ad ottenere un Trattato di pace con i Crones, dopo una lunga guerra e inutili tentativi di dissuaderli ad invadere i nostri territori periferici confinanti con loro e tutto poteva essere rimesso in discussione, pensò il Comandante Daniel Roow. Ma lui e Shan sapevano. Shan lo aveva messo al corrente che i Crones stavano militarizzando il pianeta Asper del settore MM-2, il pianeta del naufragio di Shan e che sarebbe dovuto rimanere terra di nessuno, a garanzia del Trattato. Shan lo aveva obbligato a tenere l’informazione per sé almeno per una settimana, senza condividerla col Consiglio, il quale probabilmente avrebbe promosso azioni di rivalsa contro i Crones e allora si, sarebbe stata guerra.
Il polso di Yann riprese a vibrare avvisandolo di un’altra chiamata in arrivo.
Accidenti, era Zen pensò Yann con un po’ di rammarico, Vera non si era stata zitta.
<Perché CAZZO non mi stavi rispondendo, Yann…> urlò Zen, ma Yann sapeva che quel tono alterato era dovuto alla notizia che aveva ricevuto da Vera.
<…non puoi lasciarmi fuori da questa cosa… dove cazzo sei…> continuò Zen.
<Va bene> rispose Yann in tono calmo, <sto andando a casa di Shan, raggiungimi lì e portati appresso un decodificatore A9>
Yann interruppe la chiamata impedendo a Zen di ribadire e si concentrò sul navigatore per inserire l’indirizzo di casa di Shan. Non aveva alcuna voglia di dirlo ad alta voce. Voleva una risposta e forse l’avrebbe trovata in casa di Shan. Era un modo come un altro per iniziare a capire, per poter fare qualcosa a riguardo.
La navetta si posò dolcemente difronte all’ingresso della casa. Aveva un piano. Scoprire cosa aveva fatto Shan nei giorni prima di partire per andare a sfracellarsi in un pianeta. Almeno così pareva. La speranza che non fosse così era un motore potente. Lo stupore iniziale si era trasformato dapprima in sconforto poi in rabbia. Ora era in una specie di rabbia risoluta con la quale suonò al campanello di casa di Shan.
<Salve Comandante Yann, Shan non è in casa> disse Tom dopo aver aperto la porta. Tom era un anedroide, un androide modificato da Shan; era un perfetto domestico, si occupava della cucina e della sicurezza della casa ed era l’assistente scientifico di Shan in quanto dotato di abilità di archiviazione portentose. Ma allora… che cazzo ci faceva li? Come mai non era con Shan? Perché non l’aveva portato con se? Si stava chiedendo Yann.
<Posso entrare un momento, Tom?> chiese cortese Yann <volevo farti alcune domande>
<Non ne vedo il motivo, Comandante. Senza la presenza di Shan, sarebbero inopportune, come pure la sua presenza in casa> rispose ancora più cortese l’anedroide.
Yann si aspettava una risposta del genere, era ovvio. Ma vide la navetta di Zen atterrare e parcheggiare dietro la sua.
<Tom, ho ricevuto un video su Shan e voleva avere da te alcune informazioni, sono preoccupato per lei e forse mi potresti aiutare> Yann parlava solo per impedire al droide di barricarsi in casa, sapeva che sentimentalismi tipo aiuto o preoccupazioni non avevano presa su di lui, benché il droide lo riconoscesse come il miglio amico si Shan, non era minimamente disposto a violare alcun ordine di sicurezza.
Ma il droide non poté nulla contro il sapere di Zen, era un luminare informatico e a lui si dovevano pure alcune delle nuove equazioni di calcolo per la progettazione di portali interstellari. C’era altro da dire? Zen si avvicinò come niente fosse, armeggiò alcuni comandi col decodificatore A9 e Tom non poté far altro che farci entrare, chiudendosi la porta alle spalle e rimanendo in stato di input: il suo elaboratore bionico, pur se basato su cellule biologiche estremamente potenti di derivazione militare usato nei computer di bordo di navicelle spaziali di classe fregata, era stato completamente by-passato in pochi secondi. Le magie di Zen.
<Cosa vuoi sapere> disse Zen. Il tono era pacato, la collera era passata anche a lui. Eravamo in azione e l’adrenalina stava facendo effetto.
<Dove cacchio è stata Shan nei 10 giorni prima di partire per quel viaggio scellerato! Non si è fatta mai sentire e non ha mai parlato con nessuno, aveva detto che avrebbe fatto una vacanza, che motivo aveva di mentire…>
Zen armeggiava nel decodificatore e finalmente lo sintonizzò con la parete luminosa della sala. Apparvero le immagini registrate dagli “occhi” di Tom, il quale era stato tutto il tempo con Shan prima che lei partisse e gli diede ordine di tornare a casa.
Shan aveva trascorso tutto il tempo nelle Officine Militari a lavorare alla sua navetta: la Range 88, con la quale poi si schiantò nel pianeta Asper. Ma che cazzo, pensò Yann sbalordito nel vedere quelle immagini. Zen fece notare a Yann che il droide Tom non entrava mai dentro la navetta, ma assisteva Shan solo per fornirgli attrezzi, cibo e sicurezza personale, impedendo a chiunque l’ingresso all’hangar 29, riservato alla preparazione delle spedizioni scientifiche.
<Riattivo Tom e andiamo a vedere l’hangar> disse Zen, e, vedendo il mio disappunto continuò deciso: <e non rompermi le palle, Yann, voglio essere partecipe di questa storia, anche se non sono nel pieno delle mie forze!>
Zen soffriva di disturbi che ancora non se ne conoscevano le cause precise, e per questo Yang aveva le sue riserve su una partecipazione di Zen ad altre missioni, ma il tono deciso non lasciava alternative. E poi Yann si sentiva sollevato dall’avere l’amico al suo fianco, e non solo per le sue competenze in materia di informatica e robotica.
Yann guardò il droide chiudere la porta con un sorriso di cortesia, non ricordava niente ovviamente dell’intrusione sulla sua memoria. Avrebbe potuto auto distruggersi per impedirne altre, e non era proprio necessario. Al suo ritorno Shan lo avrebbe voluto ritrovare integro e funzionante… si… al suo ritorno, pensò Yann mentre comandava al navigatore della navetta di portarlo alle Officine Militari. Al suo fianco Zen armeggiava con un trasmettitore da polso, aveva appena ordinato alla sua di navetta di rientrare alla base. Ora era intento ad osservare delle mappe stellari nel piccolo visore oleografico che si era materializzato davanti a lui. Stava osservando la Costellazione di Fanarea, riconoscibile facilmente per la presenza di due nebulose a forma di anello, in una delle quali, quella più bluastra, si trovava il sistema MM2- col pianeta Asper.
Capitolo 3. I preparativi
Dopo quattro chiamate lasciate cadere, il Comandante Daniel Roow decise di rispondere al telefono. Era Yann:
<Comandante…> disse Yann con la voce rotta. Il tono sommesso diceva tutto della situazione, e sott’intendeva anche un “ma che cosa sta succedendo”
<Si Yann, non dire altro, vieni all’uscita 10, ti aspetto lì>
<Sono col Tenente Zen…>
<Ok, va bene che ci sia anche lui, ti aspetto> disse il Comandante e riattaccò chiudendo la chiamata con un movimento del polso. Lentamente si avviò verso la sua cassaforte, avvicinò il viso al sensore e questa si aprì prontamente. All’interno erano custoditi vari oggetti e documenti secretati, prese solo una piccola tessera e se la infilò nel taschino del polso. Mentre usciva dall’ufficio disse alle sue guardie del corpo di non seguirlo dato che avrebbe fatto una passeggiata personale, e alla sua segretaria sospirò all’orecchio: <Torno tra qualche minuto, se mi cercano di’ solo che sono occupato, inventati qualcosa come al solito>. Lei rispose con un cenno di assenso e si ricompose nella sua divisa da ufficiale personale.
Il comandante Roow entrò nell’ascensore, ma anziché premere i pulsanti dei piani, avvicinò il polso che conteneva la tessera prelevata dalla cassaforte al pannello comandi. L’ascensore si mise in moto e si fermò dopo alcuni secondi aprendo le porte su un piano riservato che dava accesso ad un tunnel di uscita segreto ai più. Da lì avrebbe raggiunto l’uscita 10 e incontrato Yann.
Yann guidò sicuro in mezzo al traffico, evitava di usare il navigatore e di immettervi dati rintracciabili, non ebbe bisogno di oltrepassare alcun perimetro di sicurezza del Palazzo Governativo, l’uscita 10 era l’uscita di un centro commerciale. Si parcheggiò su un’area dedicata alle soste brevi, proprio come un diligente abitante della città che era li per caricare la moglie dopo che questa aveva svuotato la carta di credito in qualche negozio.
<Ma cosa succede…> disse Zen con una punta di nervosismo.
<Tranquillo Zen, pazientiamo e aspettiamo il Comandante> rispose Yann in tono calmo, rasserenando sé stesso e l’amico. Tutti e due avevano intuito che il Comandante sapeva qualcosa sulla faccenda. E pensandoci bene, non poteva che essere così, senza la sua copertura Shan non avrebbe potuto fare ciò che aveva fatto senza allarmare qualcuno.
Yann a mala pena riconobbe il Comandante, era in abiti civili, sembrava un sempliciotto che passeggiava svogliatamente e osservava le varie navicelle parcheggiate in cerca di quella giusta; quando riconobbe Yann si accostò sul lato giuda e appena il finestrino si abbassò sussurrò <Fammi guidare, andiamo a fare una visita che non ti aspetteresti mai>
I personaggi
- Shan d’Or, Tenente Pilota della Corpo d’Élite Esploratori in forza alla 4° Divisione Armata Reale, protagonista del naufragio sul pianeta Asper, Ingegnere Strutturale di BioAnimologia
- Yann Denve, Colonello Ingegnere meccanico, Comandante del gruppo di salvataggio e del Corpo d’Élite Esploratori
- Zar Loon, Tenente Ingegnere Informatico del Corpo Esploratori
- Vera Josser, Colonello Medico Ricercatore e Comandante in seconda di Yann Denve del Corpo d’Élite Esploratori
- Daniel Roow, Comandante della Città di Moones City, città di sorveglianza Del Palazzo Consiglio
- Mat Wan Steal, Colonnello dei Servizi di Sicurezza Interna
- Olo Amel Terzo, Imperatore Presidente della Confederazione di Amel